domenica 28 dicembre 2008

Musicadavedere


Angela Govi: il suono del colore.

Angela Govi colloquia intensamente con la sua pittura, nella quale riversa sensazioni visive, impressioni psicologiche, sogni e sentimenti.

Lo rivela la partizione in duetti, terzetti e quartetti, talvolta in assolo, delle sue tele. Nei quartetti – ovverosia quattro tele accostate – è appunto il rimando dei suoni cromatici e formali, l'intrecciarsi talvolta dei sensi e lo svilupparsi sempre di un rimando reciproco fra esse, che rinvia al genere musicale. E non c'è un inizio e una fine, né un ordine compositivo delle tele, che possono essere accostate fra loro sotto l'impulso di momentanee impressioni, come un gioco di domino irrazionale e guidato da suggestioni, anziché dalla intangibile precisione del numero.

Negli assolo, risolti in una sola tela, il discorso si fa più serrato, enigmatico come un monologo interiore, nel quale l'autrice si interroga sul senso e sul valore personale da assegnare a un colore, a un segno, a una forma riemerse all'improvviso dal deposito dell'inconscio.

Per lei, insomma, la pittura si costruisce per armonia di forme e di colori, ma talvolta l'equilibrio è rotto dall'inserto oggettuale, che come una nota dissonante si impone per fare rilevare il forte segnale psicologico trasmesso dal frammento utilizzato, oppure per sottolinearne l'onirica capacità evocativa.

Non raccontano storie le sue tele, se non per allusioni, poiché l'impianto è informale, densamente materico anche nel colore dato a corpo e la scelta espressiva è congruente con la funzione di schermo proiettivo, che l'autrice dà al suo fare pittura. Ma per guidare l'osservatore verso la meta, come in una labirintica caccia al tesoro, non rinuncia mai a lasciare un indizio più o meno evidente dell'oggetto evocato e sono fiori e forme animali, parvenze di esseri come emergenti dal caos primigenio, che prendono lentamente forma in una evoluzione che si prospetta senza tempo.

Senza tempo è infatti la pittura di Angela Govi, nel senso che, non narrando storie, non ha bisogno di precisi dati temporali. Il tempo della sua pittura è del tutto interiore e consiste nella durata dello sguardo che serve all'osservatore per entrare in sintonia con l'autrice.

Massimo Mussini

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